KENYA, CI SIETE MAI STATE?
Comincio il mio racconto del recente viaggio a Watamu in Kenya, partendo dalla fine…
Il Kenya che più ho amato è difatti quello sulla strada per l’aeroporto di Mombasa, spettatrice non autorizzata della vita comune nei villaggi di campagna, la vita più vera, spesso non percepita dal turista.
All’interno di una natura rigogliosa (ha piovuto tantissimo nei mesi scorsi), i bimbi ci salutano, altri giocano con le capre, altri tornano da scuola con la loro divisa, tante bimbe hanno i capelli rasati per i pidocchi.
Altre si allenano a portare pacchi sulla testa, altre sono già in grado di fare altrettanto con i secchi d’acqua, operazione quotidiana necessaria per chi vive in capanne e baracche.
L’acqua corrente è disponibile solo nei resort e nelle ville, manca a volte nei chiringuito sulle spiagge.
Poco più avanti 3 bimbi si dondolano sulla stessa altalena, ridendo come matti mentre lì accanto delle ragazzine giocano con l’elastico, riportandomi alla mia infanzia, quando ci si divertiva davvero con poco.
Il ciglio della strada diventa appendice della propria abitazione e sede per piccole attività, come la produzione di suole ricavandole da vecchi pneumatici, oppure mettendo in vendita frutta e verdura raccolta davanti a casa.
La frutta in Kenya a dicembre e gennaio è davvero speciale, matura e dolce: mango, papaya, ananas, banane, frutto della passione e lime. Proibito portarli a casa, peccato.
Tantissime le piante di frangipane, fiore perfetto, carnoso e profumato.
Ogni tanto verso l’aeroporto piante di Flamboyant, l’albero del fuoco, magnifico.
La terra delle campagne per un lungo tratto è rossa, argillosa, come le capanne e le piccole case, fatte solo di fango e mattoni in tufo, tetto in paglia e legno oppure in lamiera. Queste sono le case più belle e pittoresche: per tanti altri meno fortunati, soprattutto vicino alle città, si vive in baracche in lamiera.
Continuando il mio viaggio verso l’aeroporto di Mombasa assisto a chi fa il bucato in un catino e a chi lì accanto stende, in un armonico arcobaleno di fantasie: il mix and match si può dire sia nato qui.
Una donna tiene una mucca al guinzaglio, mi fa sorridere. Le mucche sono magre, come lo sono dopotutto capre e agnelli. Si mangia tanto pollo in Kenya, ma quando non ci si possono permettere proteine animali, il piatto più economico è la polenta bianca con fagioli.
La miseria della maggior parte della popolazione keniota è inconfutabile, ma quanti sorrisi ho visto! Penso a noi italiani, sempre di corsa, spesso inquieti ed insoddisfatti… quanto siamo fortunati, invece.
I ragazzi più grandi, quelli che non studiano più, alla sera si vestono di nero e bivaccano a bordo strada con aria arrogante, chiedendo soldi o proponendosi ai turisti come guide improvvisate.
Cosa donare
Ci hanno sconsigliato di dare soldi a bimbi e ragazzi più giovani: incentiveremmo la loro voglia di non studiare.
Consiglio di donare, soprattutto se si va verso l’interno del paese, farina bianca per polenta e fagioli, oppure riso e biscotti, solitamente provenienti da Nairobi.
Un grande regalo sarebbero peluche per i più piccoli, i quaderni e le matite colorate. E poi vestitini e assorbenti per le donne, ma soprattutto medicine quali antibiotici, antinfiammatori ed antipiretici, oltre ai kit di pronto soccorso.
Fondamentali gli antimalarici, preziosi nei mesi più umidi (da maggio a agosto).
Qui non ci si può permettere il “lusso” di ammalarsi: il servizio sanitario nazionale non copre chi non lavora e le medicine spesso non si trovano, neanche a pagamento.
E poi per lavorare, soprattutto nelle numerose strutture turistiche sulla costa, anche solo come domestica, bisogna pagare un “fee” di ingresso all’hotel…
Il 20% della popolazione keniota è analfabeta, concentrata nelle aree rurali e nelle baraccopoli fuori da Mombasa e Nairobi. Una percentuale molto più bassa dei paesi nell’Africa subsahariana, ma comunque importante, che preclude qualunque possibilità di lavoro al di fuori dell’agricoltura e della manovalanza più dura.
BEACH BOYS & CO
Molti giovani purtroppo vivono alla giornata e non frequentano la scuola superiore, sicuri che vivere di espedienti, improvvisandosi, quando va bene, “guida turistica” sulle spiagge, sia sufficiente.
I ragazzi sulle spiagge vengono soprannominati beach boys e sono temutissimi dal turista, intercettato ed assillato dal primo giorno, nonostante le guardie Masai assegnate ai resort.
Si propongono come guida per un tour tra piscine naturali e secche in bassa marea, dietro un compenso orario che in genere si aggira sugli 8€: se non si è interessati meglio un secco NO, se ne ricorderanno nei giorni a seguire lasciandoti in pace.
Io ho scelto di farmi accompagnare dall’unico beach boy timido alla scoperta della flora e della fauna che popolano le 7 isole di fronte al resort: un bravo ragazzo di 32 anni, già padre di un sedicenne, fortunatamente studente a Gede.
Alla sera sono questi i giovani che si avviano a fiotti verso gli spiazzi dove si suona musica, si balla e chi può beve. Quasi nessuno fuma, costa.
Possedere una moto, quasi sempre Made in India, può rappresentare una svolta: in tanti si propongono di portarti dove vuoi, anche in 3 alla volta ed ovviamente senza casco. A voi la scelta.
I tuk tuk invece, targati Piaggio, fruttano di più, soprattutto se sei ben accetto dalle reception degli hotel.
Bisogna tenere sempre a portata di mano 1000 scellini (=8 €): sembra sia il costo per qualunque corsa o mancia.
Tornando al mio lungo viaggio verso l’aeroporto di Mombasa, man mano che i centri abitati diventano città, aumentano le bancarelle sul ciglio della strada: frutta, verdura, gamberetti, pollo speziato alla griglia, pollo al cocco.
E poi gli artigiani del legno, del ferro battuto, del cuoio.
Qui respiro più povertà, più sporcizia… sacchi di pattume ammucchiati in mezzo alle strade, nonostante i sacchetti di plastica siano banditi in tutto il paese.
L’ARTIGIANATO LOCALE
Le bancarelle verso il mare propongono diversi souvenir interessanti: coloratissimi parei e vestiti, a volte stampati a cera (wax print), oppure coloratissime futa, da indossare come gonne. E poi borse e cappelli in paglia, sandali in cuoio e perline.
Bellissimi i bijoux in ottone, spesso rifiniti a smalto o con pietre o legno.
Dagli artigiani della campagna o di Nairobi provengono gli animali in legno di mogano, mentre i Masai propongono collane di perline, sandali dalla punta all’insù, le loro coloratissime coperte e cinture in cuoio e perline.
Le bancarelle sono quasi sempre gestite da donne, spesso con i bimbi più piccini accanto: dopotutto qui a 25 anni una ragazza in genere ha già 3 figli.
I MIEI PENSIERI
Tutto è molto lento in Kenya, soprattutto i movimenti, dettati dal caldo opprimente quasi tutto l’anno. Lo sono anche i tempi di reazione a qualunque richiesta… bisogna adeguarsi senza spazientirsi, soprattutto noi milanesi abituati a performare al top.
Nel Kenya che ho brevemente vissuto Hakuna Matata (= nessun pensiero) e Pole Pole (=piano piano) vengono noi ripetuti come Mantra, se ci irritano le lunghe attese, la mancanza di informazioni corrette e l’organizzazione approssimativa.
Dopo poco ci si adegua, si respira profondamente e si rallenta…
Ma oggettivamente, io stessa, avendo pagato profumatamente la mia vacanza invernale al caldo, mi aspettavo un servizio migliore in Kenya, meta turistica da decenni.
Non mi aspettavo la mancanza di acqua corrente nelle spiagge, chilometri di strade sterrate per raggiungere molti hotel e spiagge.
Anche alla reception del mio bellissimo resort 4 stelle mi sono “scontrata” con la mancanza di preparazione del personale, seppur gentilissimo e sempre sorridente.
Qui in pochi capiscono quanto un servizio d’eccellenza al turista possa fidelizzarlo, quanto implementare questa preziosa risorsa possa garantire un futuro sereno a tante famiglie.
In pochi capiscono che bisogna studiare, impegnarsi nell’offrire competenza e soprattutto puntualità, pulizia, oltre ad essere dotati di tutti gli strumenti necessari ad accontentare anche il cliente più esigente.
Può capitarti al ristorante che ti portino il conto alle 22:00 perchè devono chiudere e non c’è verso di potere ordinare il dolce. Basterebbe poco di più…
Inoltre mancano ancora tante infrastrutture: per soggiornare sulla costa bisogna atterrare a Mombasa, distante 3 ore di strada, spesso sterrata. Un aeroporto decisamente vetusto, senza aria condizionata, dalle pareti aperte sulle piste e 4 stanzoni dove aspettare di imbarcarsi.
L’aeroporto di Malindi, che al contrario sarebbe perfetto per raggiungere le località balneari dopo 8 ore di volo, accoglie attualmente solo tratte nazionali.
Si dice che tempo 2 anni, grazie al contributo di Flavio Briatore, possa diventare internazionale, speriamo si concretizzi.
E poi l’acqua corrente, che, fatta eccezione per le ville ed i resort, ancora manca, dando vita a frequenti gastrointeriti.
Gli italiani sono comunque ben accolti, rappresentiamo l’80% del turismo sulla costa e ben 2000 risiedono qui tutto l’anno. Non stupitevi dunque se in molti parlano piuttosto bene la nostra lingua.
Il restante 20% di turismo è rappresentato prevalentemente da inglesi con una piccola percentuale di francesi e null’altro, peccato.
Ancora a oggi mi chiedo se ci sia la volontà da parte del Governo keniota e della popolazione di sfruttare al meglio le infinite opportunità che questo magico territorio può offrire a tutto l’indotto che verrebbe a crearsi.
Per il momento mi porto nel cuore il ricordo di una dolcissima bimba che voleva regalarmi il suo pezzetto di plastica, del profumo dei frangipane, dei 4 ragazzi felici sul motorino e di quei bimbi sull’altalena.
PS perdonatemi la qualità di molti scatti, in Kenya guidano maluccio…
CONSIGLI PRATICI
Kenya
Portare adattatatore prese
Vape dopopick spray
Letto con zanzariera
Profilassi da marzo a settembre
Tanti pezzi da 1000 scellini x mance e tuk tuk
Cambiare all’aeroporto italiano: la rimanenza può essere resa allo stesso cambio
Organizzare transfer da aeroporto sicuro
Si esce dagli hotel mai da soli, meglio con persona di fiducia
No gioielli, pochi soldi con sè
Acqua e bibite solo se chiuse
Portare plasil e dissenten
Portare doni x donne e bambini
Meglio cenare negli hotel
Protezione alta
Sulle spiagge meglio arrivare con fazzoletti di carta x bagno
Descrizione mio resort – meglio 4 o 5 stelle
Pro e contro (anche puzza sudore)
Mia esperienza beach boys – cosa si vede tra 7 isole e secche – piscine naturali – alta marea
Gita Gede
Gita Hell’s Kitchen
Mia esperienza
Passaporto sempre con noi
Gita mare delfini – snorkeling in riserva – spiaggia Garoda – consigli
Consigli shopping
Consigli ristoranti
Consigli tuk tuk
Spiagge più belle
Esperienza di altri Safari –
Dove consigliati
Secondo asciugamani x bidet
Bagnoschiuma
Luci non funzionanti
Frigorifero rumoroso
Dove si stendono costumi?
Sacchetti x assorbenti
Cartellino non distubare
Doccia allaga
Ante armadio non si chiudono
No sacchetto biancheria sporca
No phon (su richiesta, poi da riportare)
Carta igienica nella plastica (qui vietata)
Tende sporche e ganci rotti
Ragazzi reception poco smart
Camerieri e altro personale puzza
Mancano sempre posate x seconda portata e bicchieri spesso insufficienti
Mancano piatti piccoli
Cibo buono (crostacei?)
Carta dei vini?
Alpitour:
Volo Neos diventato Norse: scoperto per caso, nessuna comunicazione.
Nel frattempo impossibile check in sia da Neos che da Norse.
Risposta a mail di sollecito assurda
Sulla guida sarebbe carino consigliare di portare qui quaderni e matite oltre a vestiti.
Nelle gite consigliabile portare biscotti-farina-riso-caramelle- medicine (qui solo chi lavora ha servizio sanitario pagato)
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