CONTINUANO I MIEI ARTICOLI SUL TUMORE AL SENO NEL MESE DELLA SUA PREVENZIONE – QUESTO TERZO E PENULTIMO
Oggi parliamo di tumore al seno con due tra le voci più autorevoli in Italia nel campo dell’oncologia senologica, Prof Corrado Tinterri e Dr Alberto Testori di IRCCS Istituto Clinico Humanitas S.Pio X Milano.
Con più di 55.000 casi all’anno in Italia, il tumore al seno resta la patologia oncologica più frequente tra le donne, colpendone una su 8.
Ma dal tumore al seno si può guarire, ve lo ripeto con piacere, soprattutto grazie ad una sempre maggiore prevenzione.
Il tumore va infatti combattuto per tempo e gli esami di routine non andrebbero mai rimandati.
Diverse le attività previste a ottobre sul territorio nazionale, soprattutto in funzione ovviamente della prevenzione e della corretta informazione.
Tra le tante iniziative la presentazione settimana scorsa in Istituto Clinico Humanitas dei nuovi manifesti di Sorrisi in Rosa, di cui vi ho parlato QUI: una ventata di ottimismo per tutte le donne affette da tumore al seno grazie ai meravigliosi sorrisi di 20 ex pazienti guarite, fotografate da Luisa Morniroli e raccontate da Cristina Barberis.
Eccovi la mia intervista doppia!
Mese della prevenzione del tumore al seno. Cosa può fare oggi la donna per prevenirlo in maniera corretta e da che età?
CT: L’informazione e la prevenzione rappresentano tra i passaggi più importanti per migliorare e ridurre la mortalità per tumore al seno.
Oggi i programmi di screening nazionali invitano le donne dai 45 ai 74 anni, ma è importante sapere che, se esistono in famiglia diversi casi di tumore al seno, è importante rivolgersi prima ad un senologo ed iniziare dai 30 anni controlli clinici ed ecografici. Oggi il 10% circa dei tumori al seno è ereditario ed in questi casi è fondamentale entrare in programmi di sorveglianza specifica clinica e radiologica.
La diffusione del tumore al seno sta crescendo: se nel 1980 in Italia sono stati diagnosticati 20.000 casi, nel 2022 siamo arrivati a 55.800.
C’è un altro dato importante: nel 40% dei casi a essere colpita è una donna sotto i cinquant’anni e sta aumentando l’incidenza tra le under 40.
I motivi? Si fanno meno figli e sempre più tardi: in media le italiane partoriscono la prima volta a 32 anni e otto mesi. E si sa che l’allattamento e la gravidanza sono fattori protettivi.
C’è però una buona notizia: la malattia è sempre più curabile se identificata in tempo; a cinque anni dalla diagnosi, infatti, l’87% delle donne è vivo».
Quali sono gli esami da fissarsi in agenda?
CT: Dai 30 ai 40 anni, visita senologica e ecografia massimo ogni due anni. L’ecografia “legge” meglio il seno giovane, che ha più ghiandole e meno grasso.
Dopo i 40 anni (o anche prima, se il senologo lo consiglia) si può fare la mammografia, più adatta quando il seno ha più tessuto adiposo, trasparente ai raggi.
È una radiografia che visualizza i noduli non ancora palpabili o le microcalcificazioni, piccolissime formazioni che possono indicare un’iniziale proliferazione di cellule tumorali.
L’esame dura circa 10 minuti. Il radiologo senologo lo interpreterà nel modo corretto definendo anche i controlli successivi.
Le donne tra i 50 e i 69 anni ricevono l’invito dalla Asl a sottoporsi a una mammografia gratuita ogni due anni. Alcune regioni, però, hanno accolto le indicazioni della comunità scientifica che estende lo screening gratuito alla fascia tra i 45 e i 74 anni.
Per fare tutti gli esami, ecografia, mammografia o altri approfondimenti, come risonanza magnetica o ago-aspirato bisogna rivolgersi ai Centri di Senologia, le cosiddette Breast Unit.
Il numero di pazienti, la tecnologia dei macchinari, il personale più specializzato abbassano il rischio di errore e aumentano l’indice di gradimento.
Esistono diversi tipi di tumore al seno, più o meno aggressivi?
CT: I grandi risultati in termini di guarigione sono legati alla conoscenza che i tumori al seno sono diversi per bioprofilo ed ognuno richiede una personalizzazione terapeutica.
Alcuni, biologicamente più aggressivi, richiedono spesso prima della chirurgia un trattamento medico (chemioterapia o immunoterapia).
Questo cambio di strategia ha portato a dei successi importanti anche grazie alla scoperta di nuovi farmaci o anticorpi che distruggono il tumore prima di essere operato e spesso si assiste ad una risposta patologica completa senza evidenza di malattia nei pezzi asportati.
Esistono dei sintomi particolari o segnali da non sottovalutare?
AT: I segni o i sintomi da non sottovalutare sono i seguenti:
- La comparsa di un nodulo non presente in precedenza
- La presenza di un’adenopatia ascellare (un linfonodo ingrandito con caratteristiche normalmente lignee e non dolente)
- La comparsa di secrezioni ematiche dal capezzolo
- La comparsa di una retrazione del complesso areola capezzolo
- La presenza della cute che viene definita “a buccia d’arancia”
- Un’asimmetria delle mammelle
E questo è il motivo per cui è importante sia l’autopalpazione che l’ispezione delle mammelle mettendosi davanti allo specchio.
Quali sono i fattori a rischio del tumore al seno oltre all’ereditarietà?
AT: Possiamo dividere i fattori di rischio tra quelli modificabili e quelli non modificabili.
I primi riguardano i corretti stile di vita da seguire, ovvero evitare il sovrappeso e di conseguenza l’obesità, fare attività fisica, seguire una corretta alimentazione diminuendo l’introduzione di grassi saturi, evitare il fumo di sigaretta e ridurre il consumo di alcool.
I secondi sono rappresentati invece dalla familiarità (soprattutto riferita ad un parente di primo grado), dall’avere già avuto una neoplasia mammaria, dal menarca precoce e dalla menopausa tardiva, dalla predisposizione genetica (ormai sappiamo che una percentuale di neoplasie mammarie compresa tra il 5 e il 10% è legata ad una mutazione di alcuni geni), dall’utilizzo di terapie ormonali per lunghi periodi, dalla nulliparità (ovvero non avere avuto figli) e dall’età, ovvero più del 50% dei casi si verificano in un’età compresa tra i 50 e i 55 anni .
Gravidanze ed all’allattamento in giovane età rappresentano invece dei fattori protettivi.
Una volta diagnosticato il tumore, quali sono gli step da intraprendere?
AT: Dopo una diagnosi di tumore della mammella è fondamentale affidarsi ad una Breast Unit, dove la paziente verrà presa in carico totalmente e verrà tracciato il giusto percorso da seguire; in tanti casi si procede subito con l ‘intervento chirurgico e in altri si opta per un trattamento medico pre-operatorio .
Mastectomia totale o parziale: a volte il seno viene ricostruito, a volte non si può subito, a volte mai, per quali motivi?
AT: Quando è possibile si eseguono sempre interventi conservativi e spesso in regime di day surgery, così da permettere alla paziente di ritornare a casa in giornata, rendendo meno stressante il decorso post-operatorio.
Quando invece la malattia non permette di asportare solo una parte della mammella, si interviene con l’asportazione dell’intera ghiandola, associata sempre alla ricostruzione della ghiandola stessa. Sempre più spesso siamo in grado di effettuare delle mastectomie cosiddette “conservative “, ovvero risparmiando la cute e il complesso areola-capezzolo e quindi con un minor impatto psicologico sulla paziente.
Le nuove tecniche ricostruttive utilizzate permettono inoltre di avere in tanti casi dei risultati estetici veramente soddisfacenti .
Dunque parlando di chirurgia conservativa, nella Breast Unit di IRCCS Istituto Clinico Humanitas S. Pio X…
CT: La chirurgia conservativa è stata ideata dal Prof Veronesi con la quadrantectomia, che ha cambiato nel mondo le aspettative delle donne migliorando la qualità della vita, senza ridurre le chances di guarigione dal tumore al seno.
Oggi, grazie a diagnosi sempre più precoci ,la percentuale di conservazione del seno e dei linfonodi ascellari è molto alta.
Inoltre, utilizzando delle tecniche di chirurgia oncoplastica, il risultato cosmetologico di questi interventi è molto meno invalidante e spesso si esegue, per fini estetici, la simmetrizzazione della mammella controlaterale .
La tecnica della biopsia del linfonodo sentinella ha permesso oggi di evitare lo svuotamento ascellare, il cui rischio è quello del linfedema del braccio molto temuto dalle donne.
Uno studio italiano multicentrico, denominato SINODAR ONE e coordinato da HUMANITAS, ha addirittura confermato che anche in caso di 1 o 2 linfonodi sentinella malati, in donne selezionate per chirurgia conservativa, si può omettere lo svuotamento ascellare.
Cosa pensate della mastectomia preventiva a cui tante donne decidono di sottoporsi?
AT: Le mastectomie profilattiche sono un capitolo a parte, nel senso che riguardano prevalentemente pazienti che non hanno il tumore, ma hanno una mutazione genetica che aumenta la probabilità che questo accada di circa il 50% rispetto a una donna non mutata, oltre ad un aumento del rischio di sviluppare una neoplasia dell’ovaio.
Insieme al genetista si valuta quindi il rischio a cui quella paziente andrà incontro nel corso della vita e insieme si deciderà se eseguire una sorveglianza attiva con esami cadenziati nel corso dell’anno, oppure l’intervento chirurgico di mastectomia profilattica e la ricostruzione.
Il rischio inizia comunque a diminuire dopo i 40 anni e drasticamente dopo i 60, fattori da tenere in considerazione.
Diverse associazioni, anche all’interno di IRCCS Istituto Clinico Humanitas S. Pio X, accompagnano i pazienti oncologici. Quanto influisce sul buon decorso delle terapie il loro benessere psichico?
CT: Le Associazioni femminili, con la loro opera di pressione sui politici e gli amministratori locali, hanno permesso che oggi il tumore al seno rappresenti il modello assistenziale per tutte le patologie oncologiche.
I Centri di Senologia, i nuovi farmaci e le nuove tecnologie, che oggi rappresentano quanto di meglio esista per la cura del tumore al seno, si sono ottenuti grazia alla tenacia ed al lavori di advocacy delle donne operate al seno.
La stretta collaborazione di queste Associazioni con i professionisti dedicati alla diagnosi e cura del tumore al seno hanno permesso i grandi risultati di guarigione che oggi vediamo.
Hanno anche introdotto la qualità di vita e l’attenzione alle tematiche psicologiche e sociali come obiettivo dei percorsi di cura di questa malattia.
Quanti interventi operate all’anno in Breast Unit?
AT: Nella nostra Breast Unit (IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano, ndr) si eseguono circa 1300 interventi all’anno, andando a posizionarsi al secondo posto in Lombardia.
Grazie infinite del vostro tempo, in un mese decisamente denso di impegni.
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