Un pomeriggio di vacanza, sono in montagna, oggi il tempo è capriccioso: ora piove, ora spunta un mezzo sole. Decido di concedermi una pausa di bellezza. Parrucchiere arrivo. Probabilmente abbiamo avuto tutte la stessa idea giacchè mi tocca un’attesa di almeno 40′ prima che sia il mio turno di “coiffeuraggio”. Prendo a caso una rivista e la sfoglio annoiata finchè…
L’articolo attira subito la mia attenzione. Nuovo modo di cucinare i cibi. No padella, no microonde, no forno, bensì la lavatrice! Tutto nasce grazie all’intuizione dello studente israeliano Iftach Gazit, studente di designer originario di Tel Aviv. Egli, osservando gli avventori delle lavanderie a gettoni, ha notato che i più ottimizzavano il tempo necessario al lavaggio del loro bucato per sbrigare incombenze come caricare i telefoni, lavorare al Pc, studiare, cucire, lavorare a maglia, riordinare documenti… Ed ecco l’idea: perchè non prepararsi anche un pasto sfruttando il calore dell’acqua del lavaggio la cui temperatura varia dai 50 ai 70 gradi?
Realizza dunque, nell’ambito di un progetto per la Bezalel Academy of Arts and Design di Gerusalemme, buste alimentari resistenti all’acqua, sigillate ermeticamente per consentire la cottura degli alimenti sottovuoto senza che vengano a contatto con abiti e detersivi!
Sous la vie: così si chiamano questi contenitori bizzarri, venduti già pieni di tutti gli ingredienti necessari e le cui etichette riportano sia le proprietà nutritive del contenuto che il metodo di lavaggio da impostare per la cottura. Per fare un esempio, le verdure si cuoceranno con un semplice lavaggio rapido per cotone, mentre per la carne si consiglia un programma completo per tessuti sintetici, intorno ai 60 gradi circa. Forte, noooo???