Molte di noi si sono sentite da giovani invisibili, o hanno preferito essere invisibili, quando si sentivano brutte anatroccole in mezzo a coetanei di gran lunga più sicuri di sé: un primo segno della sindrome d’invisibilità.
Ecco che un adolescente ingenuamente sopperisce a questo malessere vestendosi ed acconciandosi come i ragazzi più “popolari” (tirando scemi i genitori), con lo scopo recondito di non venire esclusi dal gruppo, di sentirsi finalmente accettati, di essere ai loro occhi più interessanti.
Questa sindrome colpisce anche le donne in menopausa, le donne cinquantenni, con altre reazioni di conforto.
MENOPAUSA – UNA FASE DI PASSAGGIO NON DI DECLINO
Molti ginecologi hanno asserito che la donna in menopausa è ormonalmente invisibile.
Praticamente la donna verrebbe annusata dall’uomo “affamato” in cerca di ferormoni, come all’ età della pietra: che pensiero felice…
Ma, visto che il senso di invisibilità in effetti parte dentro di noi, il momento della perdita della fertilità può essere affrontato come un vero e proprio lutto, come la morte della nostra femminilità, la fine dell’attrazione e del romanticismo.
E non sono fisime mentali: ormoni impazziti e società diventano in questa fase i burattinai di questa fase di passaggio, che non sempre viene vissuta sin da subito come fase di rinascita come si dovrebbe, come dicono le amiche…
La donna in questa fase di passaggio, non di declino come purtroppo inizialmente può pensare, si sente più debole e vulnerabile.
Anche la percezione di sé cambia: i cambiamenti nella maggior parti dei corpi femminili viene percepito da molte come ineluttabile ed irrisolvibile, perché non sempre si riesce a rimanere in forma, non sempre si ha il tempo per la palestra, non sempre ci si può rivolgere ad un buon centro per la menopausa, non sempre si hanno i mezzi per rivolgersi ad un bravo dietologo che identifichi la dieta giusta.
L’autostima crolla di pari passo con i nostri estrogeni. Si vive questo momento come la fine della nostra vita da donna e l’inizio della terza età.
NON SI VOLTANO PIÙ A GUARDARMI…
… come se di punto in bianco fossi diventata invisibile!
Probabilmente questi uomini la pensano come lo scrittore francese Yann Moix, cinquantenne pure lui, che ha decretato durante un’intervista, diventata una vera e propria querelle mediatica, che
“È impossibile per me amare una donna di 50 anni, troppo vecchia. Forse quando avrò sessant’anni ne sarò capace, allora una donna di cinquant’anni mi sembrerà più giovane. Sono INVISIBILI, preferisco i corpi delle donne giovani, tutto qua. Punto. Il corpo di una donna di 25 anni è straordinario, quello di una donna di cinquant’anni non lo è affatto.”
Probabilmente non si è guardato allo specchio: il corpo di un uomo a cinquant’anni soffre inesorabilmente di una vistosa caduta in verticale (e non c’è chirurgia plastica che risolva…).
RISPETTO E AGEISMO*
Mentre in alcune civiltà tutt’ora vige il rispetto per l’adulto e l’anziano, in molte altre occidentali, complice l’educazione ai figli non proprio adeguata, predomina il fenomeno discriminatorio dell’ageismo a sottolineare la fine di qualsiasi utilità delle persone di “mezza età”, donne comprese.
Un adulto che ha superato i cinquant’anni non è più al giorno d’oggi agli occhi della maggior parte dei giovani occidentali un valido riferimento in cui identificarsi, né un consigliere, né un collaboratore, né un tutore. Ne è l’esempio la mancanza continua di rispetto verso il corpo insegnanti da parte degli allievi di oggi, forse agevolato dallo sdoganamento dell’uso del TU alla scuola materna ed alla scuola primaria.
E LE DONNE ITALIANE DI OGGI?
Quante donne in paesi italiani governati da convenzioni sociali retrograde sono costrette a mettere da parte i loro sogni per assecondare le esigenze del resto della famiglia, pena l’insulto da loro tanto temuto. Sabato e domenica chiuse in casa a cucinare per consorte, figli, parenti vecchi ed acquisiti. Questo il ruolo in cui le ha “incastrate” volenti e nolenti la loro società, da cui difficilmente riescono ad uscire se non lottando. Ma hanno forza e coraggio di lottare o preferiscono sentirsi invisibili agli occhi degli altri?
Molti di quei figli e mariti arrivano a considerare spesso la donna di casa non come il focolare che fino a quel momento li ha accuditi, coccolati, viziati e sostenuti in casa, ma come un vero e proprio robot da cucina con incorporato aspirapolvere a loro esclusivo servizio, H24.
DONNE INVISIBILI
Questa è la verità per molte donne over50 italiane: donne invisibili agli occhi della famiglia perché a quanto pare prive di esigenze proprie ed utili unicamente per i propri comodi. Al tempo stesso donne che a volte vorrebbero diventare invisibili per non subire angherie, rimbrotti irrispettosi e violenze verbali. Donne che sanno che le convenzioni sociali dettano legge e che l’unica cosa da fare è farsene una ragione.
E se da un lato questa donna dentro di sé si pente di avere viziato per anni tutti quanti senza essere mai riuscita a diventare un riferimento autorevole per i propri figli, senza avere avuto mai il coraggio di tirare fuori la propria personalità, dall’altro prende coscienza che forse non serve oramai più a nulla e a nessuno se non per i bisogni primari… e la donna è geneticamente nata per dare, non per ricevere!
Ecco che si instaura un meccanismo perverso in ambito familiare: la disponibilità continua ed attenta verso i propri familiari, sperando di ricevere in cambio un grazie, una carezza, o anche solo potere essere finalmente ascoltate.
La donna in questo modo si annulla, diventa invisibile agli occhi degli altri, insensibili alle sue esigenze, esigenze che la stessa donna ha a volte paura di esprimere a gran voce per paura di sentirsi allontanata.
Il problema effettivo di trovare difficilmente lavoro superati i 50 anni amplifica purtroppo il senso di inadeguatezza che si prova in questo momento.
UN INSIEME DI CONCAUSE SFORTUNATE
Nel contempo purtroppo un esercito di uomini patologicamente insensibili, egocentrici e zero empatici, in preda ad una vera e propria crisi di mezza età che li spinge a provare di tutto per sentirsi ancora giovani e desiderabili, si lancia alla caccia di carne più fresca, incuranti della moglie un tempo tanto amata e divenuta nel contempo inappetibile e trasparente.
Trasparente perché? Perché oramai questa donna è divenuta un peso dal punto di vista sessuale, con la libido crollata e spesso con problemi di secchezza vaginale durante i rapporti.
Una donna che, in preda agli scompensi ormonali, molto spesso soffre di alti e bassi, sonno agitato, vampate, stanchezza cronica e lacrime come se piovesse: una barba di donna, chi glielo fa fare di stare con lei?
E quest’uomo, che mi viene di pensare sia sicuramente altresì dotato di una buona dose di ignoranza, mai si chiede se tutto parta dalla menopausa, supportando la donna affinché, con la sua vicinanza e le giuste cure, ricominci finalmente a sentirsi felice e viva, piena di voglia di fare e di nuovi obiettivi di vita, diventando la versione migliore della giovane di cui un tempo si è innamorato.
Perché la vita come l’amore a cinquant’anni, liberi finalmente da molti gravosi impegni familiari e lavorativi, può essere più bella che a trent’anni, complice il maggior tempo disponibile per la coppia e grazie ad un bel bagaglio di esperienze e la giusta dose di consapevolezza che ci accompagna, senza l’ansia di dovere piacere per forza e conquistare tutti, anzi, via i rami secchi: “mi voglio finalmente bene e penso a me stessa e a godermi presente e futuro con gioia!” questo deve essere il Mantra!
Ed i figli? Stato di allarme se sono adolescenti: tempesta ormonale in atto!
Per questo la stessa donna a volte si augura che i propri figli prima o poi se ne vadano di casa, che non facciano parte della marea di eterni italianissimi mammoni, liberando un pensiero crudele nell’angolo della propria mente che si augura che finalmente capiscano, una volta costituita una propria famiglia, che la vita non è facile, che mandare avanti una casa e una famiglia crescendo i figli in maniera adeguata e responsabile è più duro di qualsiasi lavoro, che per i figli si fanno miracoli e ci si sacrifica per anni, che spesso marito e figli danno per scontato il suo ruolo di donna multitasking, prezioso e non pagato. Si accorgeranno che abituare male i propri figli dicendo loro sempre di sì, consentendo loro di non fare nulla in casa, non sgridandoli se rispondono male o se non rispettano orari e regole di convivenza civile, non li aiuta a crescere e a responsabilizzarsi: la vita è fatta di regole, a scuola, in famiglia e sul lavoro, che evolvono e si adattano nelle varie fasi della vita, ma che rappresentano un segno di rispetto verso chi sta con noi.
Questa donna sa che lo spirito di sacrificio di una madre è nel suo sangue, ma che non merita di morire dissanguata.
Merita un grazie, una carezza, un abbraccio, di essere ascoltata, di tempo per sé per potere riprendere in mano la propria nuova vita e le passioni messe per anni in un cassetto, per potere uscire dal suo stato di invisibilità e di astenia, armandosi di una buona dose di sano egoismo, rinascendo più forte di prima con un bel sorriso alla vita che le rimane da vivere.
E forse questa donna si augura che la figlia femmina un giorno la guardi attraverso occhi da madre rendendosi conto di avere commesso tanti errori ed avere da lei imparato tanto. E a quel punto riscoprirà la propria madre, la sua migliore amica.
CONCLUDENDO CON IL SORRISO
Care amiche che vi identificate in questo modello che vi rovina la vita, abbiate forza e coraggio di dire la vostra, di lottare per venire rispettate, di lottare per trovare lo spazio necessario alla cura del vostro benessere psicofisico, alla persecuzione di interessi vostri, utili alla vostra crescita e alla vostra autostima, perché di crescere non si finisce mai ed è per questo che la frutta è più buona quando è matura!
PS GROSSO COME UNA CASA PER I MIEI FAMILIARI:
NULLA DI QUANTO SCRITTO È RIFERITO A VOI, BENSÌ FRUTTO DI RICERCHE SUL TEMA
AGEISMO – Fonte Treccani:
Forma di pregiudizio e svalorizzazione ai danni di un individuo, in ragione della sua età; in particolare, forma di pregiudizio e svalorizzazione verso le persone anziane. ◆ È per assonanza e analogia con razzismo e sessismo che nel 1969 Robert Butler [statunitense, 1927-2010, ndr], psichiatra e geriatra, coniò il termine ageism (da age: età), che trent’anni dopo sarebbe stato accolto nella lingua francese come âgisme e ben più tardi in quella italiana come ageismo: parola e concetto da noi poco consueti. (Annamaria Rivera, Manifesto.info, 6 novembre 2013, Editoriale) • “Ageismo”? Mamma mia, che brutto vocabolo. Non ce l’ho con gli anziani, una categoria cui mi sto rapidamente – e serenamente – avvicinando. Invecchiare non è il massimo, certo. Ma come dice mio papà (classe 1917) “l’alternativa è peggio”. (Beppe Severgnini, Corriere della sera.it, 24 ottobre 2014, blog Italians).
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