Fedele alle promesse fatte, eccovi la seconda parte riguardante quei frutti che provengono da angoli del mondo distanti da noi. Di certo questa è una positività della globalizzazione, forse una delle poche…
Inizierei dal Durian, frutto tropicale ovale, dalla buccia marroncina ricoperta da piccole spine e dall’odore non proprio piacevole, pungente, tanto che nel sud-est asiatico è disprezzato. In realtà la sua polpa è tenera, dolce, cremosa, di colore tra il bianco e il giallo ed ha un sapore ricco ed intenso, un misto di melone maturo e spezie piccanti. Francamente non mi ha entusiasmato ma è questione di gusto personale. Ciò che mi ha “sedotto” sono le sue proprietà benefiche: un’alta concentrazione di vitamina C che lo rende un potente antiossidante, l’elevata presenza di flavonoidi e di beta-carotene che aiutano a prevenire malattie cardiovascolari e cronico degenerative, è un potente regolatore del colesterolo ed aiuta a prevenire l’arteriosclerosi. Oltre alla C è ricco di vitamina B1, B2,B6, di sali minerali che ne fanno un prezioso antinfiammatorio e antivirale. Contiene inoltre triptofano, l’aminoacido precursore della serotonina, regolatrice del sonno e dell’emicrania da stress.
Il Finger Lime o caviale di limone è un agrume proveniente dall’Australia, molto costoso, non a caso amato da chef stellati come Carlo Cracco ( ma va?) che ne esalta le qualità organolettiche soprattutto in abbinamento al pesce. Finiti i tempi in cui bastava il limone “a dare il giusto grado di acidità ad un piatto”… Si sa, le mode sono mode. Ma torniamo al caviale di limone: ha una forma curiosa, ricorda il dito di una mano, la buccia è rugosa e di un colore verde scuro. Una volta aperto si capisce perchè è definito “caviale”: la sua polpa è composta da tanti piccole perle contenenti un succo prelibato, un incrocio tra limone e lime. Oltre a rendere glamour la presentazione dei piatti di carne e pesce il finger lime ha proprietà che aiutano la nostra salute. E’ ricco di acido citrico, malico e gallico, alleati nel contrastare la formazione di rughe. Con le perle del frutto si fanno impacchi da usare come maschere di bellezza per il viso: bastano 10 minuti una o due volte alla settimana per ritrovarsi un viso più luminoso, tonico ed elastico. Secondo uno studi dell’Università della California è indicato anche per combattere l‘acne giovanile. Oltre alla vitamina C tipica degli agrumi e la B6, è ricco di acido folico e di antiossidanti.
Il Kiwano arriva sulle nostre tavole direttamente dal cuore dell’Africa ed è un frutto tropicale dalla forma interessante, caratterizzata dal colore giallo-arancio della buccia e dai piccoli aculei che la ricoprono. Una volta aperto si rivela una polpa di un verde acceso che rimanda ad un cetriolo e a un kiwi, dalla consistenza gelatinosa e dal gusto fresco e agrodolce, un mix di sapori di limone e banana. Questo frutto, detto anche “melone cornuto“, è ghiotto! Mi è piaciuto sia degustarlo fresco che abbinarlo allo yogurt e alle insalate. Ottimo anche trasformato in marmellata. Ricco d’acqua, è un ottimo reidratante naturale nonchè fonte di oligominerali, soprattutto magnesio e potassio, indispensabili soprattutto per chi fa sport e chi si sente spossato. Ha un basso apporto calorico e quindi…se ne può mangiare in quantità 😉 Il Kiwano è anche fonte di vitamina E per cui protegge la pelle dall’invecchiamento e dai danni provocati dal sole….Come abbiamo fatto fino ad ora …senza?
E veniamo al “Frutto del Drago”, Pitaya, esotico nel nome che evoca scenari mitologici e fiabeschi, particolare nella sua forma a palla di fuoco, splendido nella bellezza del fiore della sua pianta che fiorisce solo la notte e, come le farfalle,di vita breve. Dura solo un giorno. La prima persona che me ne ha decantato la dolce cremosità, la delicatezza del sapore vanigliato, il rimando a sentori di pesca e kiwi è stata mia figlia Greta. In Cina per studio, tra le novità che mi comunicava il frutto del drago era tra le top in termini di …alto gradimento. La curiosità mi ha dunque spinto al suo acquisto. Ho trovato la versione a polpa bianca, meno dolce e saporita rispetto a quella a polpa rossa, l’ho consumata fresca, come un sorbetto e l’ho trovata piacevolmente golosa. Se si pensa che, oltre a favorire senso di sazietà, è ipocalorica ( solo 36 calorie per 100 gr.) e regola pure il livello di zuccheri nel sangue, direi che sia un alimento da inserire nel nostro quotidiano! Le fibre presenti nella Pitaya regolano l’intestino e combattono la stitichezza, le phytoalbumine aiutano la purificazione del fegato favorendo l’escrezione dei metalli pesanti con conseguente disintossicazione dell’organismo. Ma non è finita qui! Le proteine contenute nella polpa unite al pool di vitamine A, C, gruppo B lo rendono utile agli sportivi e a chiunque abbia bisogno di un ricostituente naturale.E’ un alleato prezioso per il nostro organismo.