CARE AMICHE OVER50, STATE MONITORANDO E PREVENENDO L’OSTEOPOROSI IN MANIERA ADEGUATA?
Oggi ce ne parla il Prof Gherardo Mazziotti, Endocrinologo, Capo della sezione ricerca, diagnosi e cura delle malattie osteometaboliche presso Istituto Clinico Humanitas e Professore Associato di Endocrinologia presso Humanitas University.
Mi sono confrontata recentemente con le mie amiche riguardo al problema dell’osteoporosi, che purtroppo da poco mi affligge a causa dell’uso prolungato di cortisonici per l’asma, e mi sono resa conto che circola tanta, troppa, disinformazione riguardo alla prevenzione ed agli esami di screening preventivi quali la MOC, dunque come al solito mi sono documentata anche per voi.
Attualmente in Italia sono ben 3,5 milioni le donne e 1 milione gli uomini afflitti da osteoporosi e, vista la stima di incremento del 25% bei prossimi vent’anni della popolazione sopra i 65 anni, ci dovremmo attendere un proporzionale incremento dell’incidenza dell’osteoporosi. (fonte Commissione Intersocietaria per l’Osteoporosi della SIGG.IT).
L’osteoporosi può colpire ogni età, anche se il picco di incidenza è nell’età matura e anziana, e può essere primaria o secondaria a varie cause anche iatrogene.
• tipo 1 – osteoporosi postmenopausale
– associata alla ridotta secrezione di estrogeni
– riscontrabile nel 5-29% delle donne dopo la menopausa
– compare entro i primi 20 anni dall’inizio della menopausa
– la perdita ossea, molto accelerata nel periodo perimenopausale, può raggiungere una perdita del 5% della massa ossea totale all’anno
– interessa prevalentemente l’osso trabecolare con effetti particolarmente evidenti a livello della colonna vertebrale, dove il turn-over osseo é elevato
– le fratture vertebrali rappresentano la situazione clinica più comune in questi casi.
• tipo 2 – osteoporosi senile
– può colpire entrambi i sessi dopo i 70 anni di età
– può interessare fino al 6% della popolazione anziana
– la perdita di massa ossea interessa sia l’osso trabecolare che quello corticale
– le fratture possono interessare non solo la colonna vertebrale, ma anche le ossa lunghe, il bacino e altre sedi
– le tipiche complicanze sono rappresentate dalle fratture del collo femorale, dell’estremità distale del radio, dell’omero.
Lascio dunque la parola al Prof Mazziotti.
Come si legge una MOC?
Nell’accezione comune, i termini osteoporosi ed osteopenia si riferiscono a due condizioni definite dall’esame MOC-DEXA in soggetti di età superiore ai 50 anni e nelle donne in post-menopausa.
Senza entrare troppo nel tecnicismo, ricordiamo che l’esame MOC misura la densità minerale ossea ed i risultati sono espressi mediante due parametri, T-score e Z-score.
Mentre lo Z-score è utilizzato nei soggetti di età inferiore ai 50 anni e nelle donne in pre-menopausa, il T-score è utilizzato per le donne in post-menopausa e per i maschi di età superiore ai 50 anni, e misura la differenza di densità minerale ossea tra il soggetto esaminato ed un gruppo di riferimento di soggetti di età corrispondente al picco di massa ossea.
Viene considerato normale un T-score superiore a -1.0 deviazione standard; mentre quando i valori sono inferiori a -1.0 deviazioni standard si parla di osteopenia (se il valore è compreso tra -1.0 e -2.5 deviazioni standard) o osteoporosi (quando il valore è uguale o inferiore a -2.5 deviazioni standard).
Dunque quale la differenza tra osteopenia e osteoporosi?
L’osteoporosi densitometrica è una condizione a maggior rischio fratturativo rispetto all’osteopenia, anche se purtroppo non sono rari i casi di fratture da fragilità che avvengono anche in soggetti con una diagnosi MOC di osteopenia.
Ciò avviene soprattutto in quelle forme secondarie di fragilità scheletrica (esempio osteoporosi da glucocorticoidi, osteoporosi da deprivazione ormonale per neoplasie della mammella o della prostata) nelle quali le alterazioni strutturali dello scheletro non sono catturate ed evidenziate completamente dall’esame MOC.
Quando le fratture avvengono in presenza di osteopenia all’esame MOC, la diagnosi corretta è di osteoporosi che nella sua accezione clinica vuol dire fragilità scheletrica. Si evince quindi l’importanza di una appropriata contestualizzazione ed interpretazione del risultato dell’esame MOC nel singolo paziente.
In caso di osteopenia o osteoporosi a chi ci si deve rivolgere?
Il Medico che prescrive l’esame MOC il più delle volte è il Medico di Medicina Generale, certamente consapevole delle potenzialità dell’esame diagnostico e della necessità di integrare sempre i risultati di T-score con la storia clinica del singolo soggetto.
Nei casi più complessi o di non univoca interpretazione si può rendere necessario il consulto con uno specialista dedicato alle malattie osteometaboliche il cui compito sarà quello di inquadrare la condizione di fragilità scheletrica nei suoi aspetti eziopatogenetici e clinici definendo nel contempo il rischio fratturativo e l’eventuale necessità di una terapia specifica.
Osteoporosi, quali sono i fattori che la causano?
La massa ossea della donna in post-menopausa è per il 50% geneticamente determinata.
Donne con familiarità per osteoporosi e soprattutto per fratture osteoporotiche maggiori (fratture vertebrali e fratture di femore nei genitori) sono predisposte ad avere una bassa massa ossea ed un aumento del rischio fratturativo dopo i 50 anni.
Alla componente genetica, si associano fattori di rischio correlati allo stile di vita (fumo di sigarette, assunzione giornaliera di alcolici, ridotta attività fisica), alla composizione corporea (basso peso corporeo), a malattie croniche (la maggior parte delle patologie endocrine, malattie reumatologiche, celiachia, malattie infiammatorie croniche intestinali, bronchite cronica ostruttiva, malattie neuromuscolari, M. di Parkinson) o terapie croniche (glucocorticoidi, terapie ormonali per il carcinoma della mammella o della prostata, immunosoppressori, anti-depressivi, gastroprotettori della categorie degli inibitori di pompa protonica, farmaci utilizzati nell’infezione da HIV).
Pertanto, è importante individuare precocemente i soggetti a rischio e mettere in atto uno screening osteometabolico (mediante la prescrizione dell’esame MOC) e tutte le misure di prevenzione delle fratture.
Osteoporosi, si può prevenire? E l’assunzione di calcio attraverso i latticini, ci sono informazioni contrastanti…
La prevenzione primaria dell’osteoporosi agisce sui fattori di rischio acquisiti e come tali modificabili, che influenzano per circa il 50% la salute delle nostre ossa in tutte le fasi della vita. L’altro 50% del nostro patrimonio scheletrico è geneticamente determinato e come tale non modificabile.
Un adeguato introito di alimenti ad alto contenuto di calcio è strategico per favorire il corretto rimodellamento scheletrico e l’acquisizione ed il mantenimento della massa ossea.
Gli alimenti a più alto contenuto di calcio biodisponibile sono il latte e derivati e pertanto è importante assumerli con la dieta quotidiana.
Nei soggetti con dislipidemia, è indicato utilizzare il latte scremato o parzialmente scremato a basso contenuto di colesterolo. Nei soggetti con intolleranza al lattosio, l’assunzione di formaggi stagionati consente di garantire un alto introito di calcio a basso contenuto di lattosio.
Un ulteriore contributo all’introito di calcio può essere fornito dalla frutta secca (noci, nocciole e mandorle) e da alcune acque minerali contenenti una quantità di calcio più di 100 mg/l.
E la vitamina D?
Per garantire che il calcio introdotto con gli alimenti venga assorbito è necessario avere normali livelli circolanti di vitamina D.
La maggior parte del nostro fabbisogno giornaliero della vitamina D deriva dalla sintesi cutanea di colecalciferolo da parte di un sistema enzimatico regolato dai raggi ultravioletti. Una regolare esposizione al sole, anche di pochi minuti al giorno, è pertanto importante per garantire la sintesi di vitamina D e quindi un assorbimento regolare del calcio.
È importante ricordare che con l’invecchiamento, il sistema enzimatico cutaneo è meno funzionante e pertanto si rende necessario l’utilizzo di farmaci contenenti vitamina D, essendo gli alimenti poveri di tale elemento.
L’esercizio fisico è un altro importante tassello nella strategia di prevenzione delle fratture, mediata da una “modulazione virtuosa” del rimodellamento scheletrico che favorisce la neoformazione rispetto al riassorbimento osseo.
Infine, nella prevenzione primaria dell’osteoporosi è importante eliminare quei fattori di rischio che portano a una perdita progressiva di massa ossea, come l’abuso di alcool e il fumo di sigarette e di limitare, quando non strettamente necessario, l’utilizzo di farmaci a effetto osteopenizzante.
Tutte queste misure di prevenzione risultano efficaci quando intraprese prima della insorgenza dell’osteoporosi e soprattutto nelle prime decadi di vita, favorendo in tal modo la costituzione del patrimonio scheletrico e il raggiungimento del picco di massa ossea. Quando l’osteoporosi si è instaurata e soprattutto quando essa si complica con le fratture, alle modifiche dello stile di vita bisogna aggiungere una terapia farmacologica anti-osteoporotica.
Osteoporosi, si può curare?
Da molti anni abbiamo a disposizione farmaci in grado di aumentare la densità minerale ossea e ridurre il rischio fratturativo.
Pertanto, esiste la possibilità di migliorare la condizione scheletrica del paziente con osteoporosi, anche quando il rischio fratturativo è alto.
Ma questo impone l’utilizzo di farmaci osteo-attivi (bisfosfonati, denosumab, teriparatide, romosozumab) in aggiunta ad un corretto stile di vita e all’assunzione di calcio e vitamina D3.
Prof Mazziotti la ringrazio per la sua disponibilità.
Per inciso, la MOC, acronimo di Mineralometria Ossea Computerizzata, è un esame radiologico della durata di pochissimi minuti su due segmenti campione del nostro scheletro (in genere femore e colonna vertebrale a livello lombare).
È consigliato eseguirla dopo i 50 anni ogni 18-24 mesi (fonte Humanitas).
Mi raccomando dunque amiche, prevenite!
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