Spesso mi capita di leggere stralci di recensioni negative sulla giacca in piumino, considerata un capo poco chic. Secondo i detrattori nulla è più elegante di un bel cappotto cammello. Per pochi altri, soprattutto per le mamme vecchio stampo e vergini di coscienza animalista, lo è la pelliccia.
Amo il cappotto e per questo ne ho parlato più volte e guai a chi me lo tocca, ma con inverni pazzerelli come questi, giornate artiche alternate ad altre primaverili, direi che essere equipaggiate di entrambe si renda a questo punto necessario.
Perché nulla ci protegge di più dal freddo di una bella giacca imbottita in piumino.
Dovete sapere che la prima giacca in piumino è stata ideata nel 1940 da un certo Sig Eddie Bauer, commerciante americano di Seattle, che si dilettava a creare abbigliamento sportivo su misura per i suoi clienti. Dopo avere rischiato l’ipotermia con una giacca in lana durante una battuta di pesca in Alaska, decise di elaborare un capo confortevole comodo impermeabile e caldo. Nasce il “bomber” in piuma d’oca, con le classiche impunture romboidali, utili a fare aderire le piume al corpo, in seguito da lui brevettato. Due anni più tardi nasce il suo B-9, impiegato dall’aeronautica militare statunitense.
Da allora il piumino viene principalmente indossato sulle piste da sci.
Negli anni ‘80 il piumino vive una seconda rinascita vestendo i “Paninari”. E Moncler, con il suo bomber imbottito in colori vivaci, spicca il volo.
Ma solo in questo secolo possiamo dire che stilisticamente e tecnicamente il piumino è riuscito ad accontentare tutti i gusti e tutte le generazioni, anche in area metropolitana.
Sempre Moncler ha aperto infatti le sfilate autunno inverno 2018/2019 con diverse collezioni iconiche, le Genius, disegnate da stilisti del calibro di Pierpaolo Piccioli e Simone Rocha ed altri ancora. Possono piacere, come pure no.
Adoro la loro linea sportiva Grenoble: la indosserei anche in città.
Ma ciò non toglie che il piumino non è più un “soffice bomberino” e null’altro.
Può essere un cappotto iperfemminile sciancrato, a volte con cintura in vita.
Può essere un giaccone con le maniche in maglia.
Può essere zippato al cappotto.
Può essere smanicato ed indossato sopra ad una bella giacca sportiva.
Può contenere del lurex per le serate eleganti.
Può essere in nylon, ma anche in velluto, in seta, cashmire o in tessuto fantasia, non obbligatoriamente dunque impermeabile.
Le impunture possono essere longitudinali o romboidali o non esserci affatto.
Può anche essere oversized, come proposto da Balenciaga, ma qui non mi prendo la responsabilità di sdoganarlo per noi cinquantenni.
Se siete in cerca però di confort assoluto, l’imbottitura deve essere di vero piumino d’oca, il “Duvet”, tutt’al più in piumino miscelato a piuma (“Feather”).
L’etichetta deve riportare per legge la dicitura “Cruelty-Free Down” a certificare la raccolta delle piume da animali morti o dal loro cambio della muta. In molti paesi orientali le oche vengono spennate da vive e questa tortura le porta spesso alla morte per congelamento, morte a cui sono comunque destinate dopo avere esaurito i cicli di ricrescita del piumaggio. Molti marchi da noi adorati importano ancora piume d’oca dalla Cina. L’etichetta ne deve per legge attestare la provenienza.
In salvataggio le imbottiture sintetiche. Quelle in ovatta di poliestere sono le migliori. Altre purtroppo non garantiscono la sopravvivenza a ripetuti lavaggi e la protezione dalle basse temperature.
Purtroppo il connubio capo di qualità/tecnologico – capo fashion/elegante non costa poco, ma sono cominciati i saldi…
Eccovi dunque le mie proposte.
MONCLER
DUVETICA
HERNO
ASPESI
MARELLA
WOOLRICH
E se da domani un’ondata di caldo africano attraverserà la nostra penisola non arrabbiatevi: la spesa per una bella giacca imbottita può essere un buon investimento per i prossimi inverni.